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Spelonga: un paese dove l’attaccamento alla terra è più forte del terremoto!

15 Dicembre 2016 | Valentina Mari

La Cooperativa Cascina Biblioteca da anni ha
istituito una Commissione Donazioni, che si occupa di vagliare progetti di
altre realtà da sostenere economicamente con una donazione.

Quest’anno la scelta è stata quella di convogliare tutte le
risorse a disposizione (10000 euro) verso un unica realtà: una famiglia di
agricoltori di Spelonga, frazione di Arquata del Tronto e
paese fortemente colpito dal recente terremoto
(agosto 2016), che nonostante la situazione alquanto critica ha deciso di
rimanere in paese e di portare avanti la propria attività di allevatori di
pecore.

Il 7 dicembre sono partiti in 7 da Milano (5 uomini di Cascina
Biblioteca e 2 di
Omnicoop)
per portare fisicamente a Spelonga del materiale acquistato e per aiutare col
loro lavoro nella realizzazione di una recinzione e di un forno utili allo
svolgimento delle attività della famiglia Camacci.

Francesco, presidente di Cascina Biblioteca, andato in prima
persona a Spelonga per dare il suo contributo, ci racconta come ha vissuto
questa incredibile esperienza.

“E’ da molti anni che mi porto dietro il
desiderio di aiutare le persone colpite dal terremoto. Molti anni fa, in
occasione del terremoto dell’Irpinia (1980) mi ero organizzato per partire e
andare ad aiutare sul campo ma la sera prima di partire mi feci male a un
ginocchio. Il risultato fu che arrivato a Napoli mi rispedirono indietro perché
sarei stato più di intralcio che altro.

Da allora il mio desiderio di essere utile in
una situazione del genere è rimasto un silente compagno di strada e si è
riacceso in occasione della grossa scossa di terremoto che ha colpito l’Italia
centrale lo scorso agosto.

Il caso ha voluto che noi avessimo un contatto
diretto con una famiglia di Spelonga, un paesino sulle montagne, tra i Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Sasso.
Infatti l’architetto a cui ci siamo affidati per i lavori di ristrutturazione
degli spazi dello stabile in via Galileo Ferraris e per il progetto di
rinnovamento della Cascina (Corrado Longa) è proprio di Spelonga (al momento è
tra i 200 sfollati che sono stati costretti a spostarsi lungo la costa).

Corrado ci ha segnalato la famiglia Camacci,
famiglia di allevatori
che ha deciso di resistere al
terremoto, di rimanere legata al proprio territorio e di non abbandonare il
paese per portare avanti la propria attività (allevamento di un gregge di
pecore).

Su 200 abitanti oggi a Spelonga vivono 10
persone, e 4 (Claudio, Paolina, Dante e Biagio) sono proprio parte della
famiglia Camacci.

Gli abitanti di Spelonga continuano, però, a nutrire
il desiderio di ritornare al più presto nel proprio paese e per sottolineare
questa loro speranza hanno realizzato un grosso albero di Natale al centro del
paese, perché Spelonga continua a vivere, nonostante la terra continui a
tremare!

Io personalmente come dicevo ho sentito molto
forte l’impulso a intervenire e aiutare. E’ stato proposto questo caso alla
commissione donazione della cooperativa che ha deciso di rispondere
positivamente! Anzi, si è deciso di essere
concreti ed efficaci al
massimo. Normalmente c’è un iter decisionale e “burocratico” che
allunga i tempi (la commissione presenta un progetto al consiglio di
amministrazione, il consiglio lo sottopone all’assemblea che lo approva). Per
evitare perdite di tempo la commissione donazioni ha proposto che fosse il
consiglio ad approvare in deroga all’assemblea (fissata per il 16 dicembre) e
così i nostri aiuti sono stati i primi reali e concreti ad essere arrivati a
Spelonga (da agosto).

Il 7 dicembre siamo partiti in 7: la squadra
era composta Francesco (io), Thomas, Donato, Anselmo, Raouf e da due
rappresentanti di Omnicoop (Maurizio e Davide).

Anche la Cooperativa Verbena ha contribuito perché ci
ha prestato il camion con cui siamo partiti.

La famiglia Camacci ci ha fatto sapere in che
modo poterli aiutare: nello specifico avevano bisogno di un generatore per
fornire corrente a una nuova stalla, di un forno per cuocere il pane, di una
mangiatoia da esterno e di una recinzione per proteggere le proprie pecore
dalla presenza di lupi e cinghiali.

Noi abbiamo comprato tutti i materiali e li
abbiamo portati a Spelonga e una volta lì abbiamo costruito la recinzione (250
metri in totale) e il forno. Ci siamo anche portati da Milano una piccola
escavatrice!

Claudio e la sua famiglia sono stati
“salvati” dal fatto che avevano acquistato poco fuori dal paese una
casetta di legno. Questa casetta è rimasta in piedi durante il terremoto
e ha permesso loro di
trasferircisi a vivere, incuranti dell’ordinanza di sgombero. Davanti alla casetta hanno acquistato un pezzo di terra
e proprio qui noi abbiamo costruito la recinzione.

La regione Marche dovrebbe sostenerli
nell’acquisto di una tensostruttura per il riparo delle pecore ma al momento
non è ancora arrivato niente.

La cosa che più mi ha colpito e che più mi è
rimasta impressa da questa esperienza è la forza, l’attaccamento alla terra (nonostante
la terra continui a tremare e anche mentre eravamo lì c’è stata una scossa del
terzo grado). Inoltre c’è molta voglia di fare festa, nonostante la situazione
sia alquanto difficile.

Claudio, Paolina e i loro figli ci hanno
accolto a casa loro con molta ospitalità, ci hanno preparato spuntini (prosciutto,
formaggio, vino) e alla sera ci hanno ospitato per cena e Claudio si è messo a
suonare per noi la fisarmonica!

Anselmo ha dormito anche presso la loro casa una delle due notti in cui ci siamo fermati e Thomas in una roulotte fuori dalla casetta!

Si respirava proprio un bel clima!

Credo che la cosa più
importante per loro non sia stata la somma ricevuta ma il fatto che qualcun
altro oltre a loro credessero in quello che stanno facendo.

Per noi 7 è stato un momento di
grande arricchimento personale. Sento proprio la necessità che non rimanga una
cosa nostra ma che venga condivisa il più possibile.

La cooperativa ci ha dato l’opportunità
di portare questo aiuto. Quindi sicuramente questa esperienza deve essere
condivisa e resa parte della cooperativa stessa.

Ma anche verso le nostre
famiglie abbiamo il dovere di portare e far trasparire tutta la ricchezza
dataci da questi giorni sulle montagne! Non abbiamo perso giorni di lavoro per
andare a Spelonga, ma abbiamo usato le vacanze di S. Ambrogio e dell’Immacolata.
Quindi dobbiamo testimoniare come questo tempo sottratto alla vita familiare
sia stato pieno e abbia portato ottimi frutti.

Intanto all’ Assemblea dei soci della Cooperativa che ci sarà il 16 dicembre noi 7 porteremo e condivideremo con tutti i presenti le olive ascolane e il vino che la famiglia Camacci ci ha donato…chi ben comincia è a metà dell’opera!”