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Il lavoro dell’ASSISTENTE SOCIALE raccontata attraverso un tirocinio professionale
25 Giugno 2018 | Giulia Donelli
I curricula formativi degli Assistenti Sociali, fin dalle loro origini, hanno previsto un monte ore consistente dedicato al tirocinio professionale. Se un tempo questo poteva indicare una certa debolezza del servizio sociale come disciplina, oggi costituisce invece un elemento originale ed un punto di forza.
La recente riforma universitaria, infatti, adempie ormai alla necessità di intrecciare l’insegnamento teorico con l’esperienza sul campo, per migliorare l’apprendimento su entrambi i versanti e garantire un carattere professionalizzante ai corsi di laurea triennali.
Per gli Assistenti Sociali, l’attività di tirocinio professionale costituisce una parte integrante e qualificante della formazione di base. Si tratta di un’esperienza professionale guidata, effettuata in un contesto lavorativo e che, per questo, rappresenta una modalità privilegiata e insostituibile per l’acquisizione diretta e l’elaborazione di principi e valori specifici della professione, per le conoscenze teorico-metodologiche e per le competenze operativo-professionali.
Il corso di laurea in Servizio Sociale prevede lo svolgimento di tre tirocini: il primo a carattere osservativo e i due successivi direttamente in un servizio. Il tirocinio osservativo si propone di introdurre gli studenti nel mondo dei servizi offrendo la possibilità di conoscere e interagire con il sistema degli attori e delle organizzazioni entro cui si svolgono i processi di aiuto.
I tirocini in servizio, invece, sono previsti sia nel secondo, sia nel terzo anno del corso di studio. In queste occasioni, gli studenti entrano in diretto contatto con un servizio sotto la supervisione di un Assistente Sociale esperto. Lo scopo è quello di fare acquisire agli studenti competenze specialistiche e capacità di riflessione e valutazione autonome. Se il tirocinio di secondo anno ha come obiettivo l’apprendimento di conoscenze e strumenti all’interno dei servizi con la guida di un supervisore, il tirocinio di terzo anno prevede poi l’apprendimento di conoscenze e strumenti all’interno dei servizi relativi al lavoro sia con i gruppi sociali sia nella prospettiva della prevenzione che della promozione di interventi di aiuto e inclusione sociale, incentivando lo sviluppo di autonomia di giudizio, capacità di apprendimento e rielaborazione e consapevolezza di ruolo.
Da febbraio a giugno 2018, Taisia Crini ha svolto il tirocinio di terzo anno presso la Cooperativa Sociale Cascina Biblioteca. Le sue attività di tirocinio sono svolte con la supervisione di un’assistente sociale esperta, iscritta all’Albo Professionale degli Assistenti Sociali: Monica Villa. In qualità di suo supervisore, Monica ha accompagnato Taisia in tutte le fasi dell’esperienza di tirocinio, assegnandole il lavoro da svolgere, seguendo il piano di tirocinio e verificandone l’andamento, avendo cura che l’attività svolta dallo studente non danneggiasse né l’Ente, né gli utenti.
Le abbiamo fatto qualche domanda per capire cosa Taisia si porterà a casa da questa esperienza professionale e umana.
Cosa ti porti a casa da questa esperienza di tirocinio in CB?
È difficile esprimerlo a parole e provare a riassumerlo. Porto con me tante conoscenze nella pratica del servizio sociale, una visione più ampia del complesso sistema dei servizi lombardi, ottime esperienze di relazione con persone, professionali e volontari e tanto calore umano, tanta professionalità e competenza nelle sue diverse sfumature.
Quale dei valori di CB ti ha guidato nella tua attività di tirocinio e perché?
Il valore che più mi ha guidata e colpita nella mia esperienza di tirocinio è stato “la bellezza è nelle persone”. Il motivo è molto semplice: sono un’inguaribile ottimista, credo nella bontà e nella bellezza delle persone. Mi sono ritrovata e rispecchiata in questo valore perché penso che un’ottima professionista sociale, a prescindere dal tipo di lavoro nello specifico, debba sempre vedere nella persona e nelle sue peculiarità personali, la bellezza come qualcosa di unico.
Quale è l’immagine, la sensazione di Cascina Biblioteca che porterai con te?
Già dal contesto territoriale in cui è inserita Cascina Biblioteca, non posso che portarmi una sensazione di semplicità, intesa come immagine di calore umano nelle relazioni. Oltre al contesto territoriale vorrei però sottolineare l’immagine che più mi porterò nel mio bagaglio di esperienze professionali e personali, cioè un vero rapporto con i professionisti in particolare le tre assistenti sociali che lavorano in questa cooperativa sociale.
Cosa hai acquisito professionalmente durante il tirocinio e cosa pensi ti guiderà nella tua attività professionale come futura A.S?
Ho osservato ed imparato diverse cose, ma quelle che penso di utilizzare nella mia professione riguardano le capacità di gestione di un colloquio (es. quando l’utente prova ad allontanarsi dal focus, portarlo consapevolmente e con educazione al punto di interesse comune, o moderare il tono di voce in relazione alla persona, al contesto e all’ambiente circostante).
Rispetto agli obiettivi che ti sei data all’inizio del tirocinio in CB, quali senti di aver raggiunto e su quali senti di poter lavorare ancora?
Sento di aver raggiunto più sicurezza in me stessa, punto dolente della mia persona. In Cascina Biblioteca sono riuscita a sperimentarmi nella relazione di aiuto e con i professionisti, ho acquisito più consapevolezza di me come assistente sociale che andrà a lavorare in un servizio inserito in un ampio contesto sociale, ambientale e organizzativo. Penso, invece, di dover ancora approfondire e farmi guidare da tutte quelle conoscenze metodologiche del servizio sociale che ho conosciuto e studiato in università, ad esempio l’attuazione della teoria per la pratica.
Rispetto alle esperienze di tirocinio riportate delle tue colleghe di corso e rispetto ai tuoi tirocini precedenti, un piccolo bilancio del tuo tirocinio in CB (punti di forza e di debolezza).
L’anno scorso ero inserita in un contesto pubblico specialistico di un grande comune per cui ho avuto modo di conoscere molto bene l’organizzazione circostante, ma non ho potuto granché sperimentarmi come professionista nel contatto con l’utenza. In Cascina Biblioteca, invece, ho potuto conoscere molte persone, dalle più svariate richieste di aiuto. Per contro, però, penso di aver avuto poco modo di incanalare le mie conoscenze teoriche in quello che svolgevo nella pratica, perché dovevo ancora rinforzarle ed affinarle.
Avendone avuto esperienza diretta, come descriveresti il lavoro delle Assistenti Sociali in un ente del Terzo Settore sia in connessione con i diversi Servizi di CB che con i SSTP?
La professione dell’assistente sociale è per lo più presente e conosciuta nel contesto pubblico comunale, regionale e sanitario, perciò sia da parte dell’utenza che da quella di altri professionisti c’è molta confusione e poca conoscenza del lavoro sociale nel Terzo Settore..
Da come ho vissuto la mia esperienza in un ente del Terzo Settore, ho avuto modo di toccare con mano quello che svolgono le assistenti sociali. Prima di tutto costruiscono continui scambi con i professionisti sociali, medici e istituzionali di diverse realtà del territorio per creare e connettere risorse e conoscenze. Fanno un ottimo esempio di lavoro di rete, di promozione della cooperativa in una logica di comunicazione sociale che ne esalta la mission.
In secondo luogo ho visto come siano aperte al cambiamento, all’innovazione e alla ricerca. Mi ha anche colpita che abbiano una flessibilità oraria diversa dal settore pubblico e forse soprattutto per questo, il loro livello di produttività e disponibilità con utenza e professionisti è sempre presente.
Qual è il valore o i valori che hai trovato maggiormente nelle assistenti sociali di CB?
Ascolto empatico; mettere al centro l’utente (soprattutto con i minori) pur avendo un approccio globale che considera e coinvolge i soggetti attorno ad esso; connettore di incontri, esperienze, risorse e progetti; apertura professionale.
Rispetto alle attività e ai contenuti osservati in CB, ci sono state delle difficoltà particolari che vuoi elencarci?
Durante il mio tirocinio ho notato che, nonostante gli spazi della cooperativa siano molto ampi, manca uno spazio fisso e riconosciuto per svolgere i colloqui con l’utenza, sia per gli assistenti sociali sia per i responsabili, gli educatori, i coordinatori o i direttori. Questo aspetto può essere migliorabile, perché rischia di influire sia durante lo svolgimento dei colloqui con l’utenza, sia per il riconoscimento del professionista nel suo lavoro.
Ora che sei al termine del tuo corso di studi, e alla luce della recente esperienza di tirocinio, quale consiglio ti senti di dare a chi si appresta ad iniziare il corso in Servizio Sociale?
Sicuramente bisogna essere motivati. Non si deve per forza avere chiaro dove andare a lavorare, ma si deve essere sempre più convinti che la relazione di aiuto sia la base fondante della propria motivazione professionale.
Un altro consiglio importante che darei è di concentrarsi molto sugli aspetti metodologici del servizio sociale, senza tralasciare però gli altri insegnamenti perché ognuno di essi mi ha dato qualcosa. La metodologia del servizio sociale è la base per essere un ottimo professionista e non va assolutamente lasciata da parte durante i tre anni. Più si consolidano queste conoscenze e più si avranno risultati eccellenti nei percorsi di tirocinio e nella futura vita lavorativa.
Per informazioni:
monica.villa cascinabiblioteca.it
342.3302952