« Torna agli articoli

Capitolo III- DAR VOCE ALLE POTENZIALITA’ di OGNUNO: il pettirosso

30 Agosto 2018 | Giulia Donelli

Arrivò da noi una quindicina d’anni fa, quasi per caso. Il Centro di Formazione Professionale di Anffas presso il quale studiava doveva fargli fare un tirocinio, si rivolse a noi. Ci dissero più o meno così: “Abbiamo questo ragazzino con un deficit intellettivo importante. Noi non riusciamo a comunicare bene con lui, ma deve fare uno stage. Vi viene in mente qualcosa? L’importante è che non si faccia male. E’ molto delicato.”

In Cascina crediamo fortemente che la costruzione di una società più giusta e accogliente debba fondarsi sulla realizzazione di ogni singola persona. La storia che raccontiamo oggi è quella del piccolo “pettirosso da combattimento“, uno dei portatori più significativi dei valori su cui si basa la cooperativa. 

Ma le storie sono tante, e i loro rappresentanti ancora di più. Continuiamo a proporvi qualche gomitolo di queste, a pettinarle e a renderle pubbliche agli occhi di chi non vive Cascina tutti i giorni, come noi, e non può godersi tante meraviglie.

Questa ce l’ha raccontata Thomas Giglio, responsabile degli Inserimenti Lavorativi di Cascina Biblioteca, in contatto con i Servizi sociali.

Il pettirosso venne preso per lo stage, naturalmente, e, in effetti, sembrò subito una sfida impossibile. Aveva 22 anni, ma ne mostrava 12, pesava su per giù 35 kg e a qualunque domanda rispondeva facendo delle smorfie buffe. I compagni a scuola lo avevano soprannominato “cricetino” – mai capito se fosse un nomignolo affettuoso o un gioco di parole un po’ maligno. Comunque, se volevamo fargli fare un tirocinio efficace, dovevamo pensarlo bene e farlo bene, con cura e dedizione. Per prima cosa comprammo strumenti adatti a lui. Scarpe da lavoro numero 35 (non fu facile trovarle!), rasaerba super leggero, ma sopratutto un decespugliatore formato mignon che pesava un terzo degli altri e che quindi poteva usare solo lui. Mi piace pensare che sia stata questa la svolta. Il pettirosso vide per la prima volta che qualcuno investiva su di lui e gli chiedeva non solo di stare li buono e non farsi male, ma di lavorare. Con strumenti diversi dagli altri, ma alla pari con gli altri. Affrontava i compiti che gli si dava con una determinazione commovente, si buttava nell’erba più alta di lui con una macchinetta di latta e ne usciva grondante di sudore, ma vincente. Avevamo scoperto che il soldatino di stagno aveva un’anima d’acciaio, e non solo faceva il suo, ma riusciva anche a dare una visione d’insieme al lavoro di squadra, segnalando quel che non andava. La comunicazione era ancora un po’ “artigianale”, ma pian piano cominciammo a decodificare le sue smorfie, trovando un modo per intenderci.

Alla fine dello stage, visti gli ottimi risultati, facemmo seguire un tirocinio vero e proprio attivato dal Comune, e i progressi continuarono inesorabili, tanto che ci venne in mente un’idea folle, quella di assumerlo. Anche questa scommessa non fu facile: prima di tutto ci fu da convincere la famiglia, abituata a pensare a lui come a qualcuno da assistere. L’idea che invece potesse avere un lavoro comportava un cambiamento di status, e questi sono passaggi sempre molto delicati da affrontare. Poi trovammo uno scoglio ancora più grande: il pettirosso era invalido al 100%, cioè da un punto di vista formale non era collocabile al lavoro. Fu necessario richiedere una revisione dell’invalidità e vincere le diffidenze della commissione che era abituata a ricevere richieste di aggravamento ma non certo di alleggerimento del certificato.

Riuscimmo a fare tutti i passaggi, e in barba a tutti quelli che lo credevano impossibile Alessio fu assunto a tempo pieno e indeterminato. 

Oggi come allora continua a buttarsi, petto in fuori e testa alta, nell’erba che lo sovrasta armato solo del suo decespugliatore mignon, e quanto alle capacità comunicative, le lamentele che ricevo dai suoi colleghi non sono più “guarda che quello non mi risponde” ma “guarda che il pettirosso mi fa gli scherzi e mi prende in giro”. In fondo anche l’autismo è una questione di opinioni, quando riesci a dare voce alle potenzialità di tutti.

NB: Gli undici valori di Cascina Biblioteca li abbiamo raccontati anche attraverso video-storie.

Le trovate raccolte qui:

https://cascinabiblioteca.it/2018/05/26/cascina-biblioteca-si-racconta-attraverso-i-suoi-valori/