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Legge 112: il ruolo della famiglia e del terzo settore in una nuova prospettiva di intervento
24 Febbraio 2018 | Monica Villa
Vorrei partire dalla parola Opportunità.
Uso questo termine per riassumere la legge 112/16.
Opportunità significa utilità, vantaggio, tempestività, occasione, possibilità, condizione favorevole, momento propizio…
La storia dell’uomo è una catena di opportunità. Se così non fosse ora vivremmo ancora sugli alberi… non è così perché un qualche nostro progenitore ha colto l’opportunità di scendere da quell’albero e avventurarsi nella prateria…
Lasciando la preistoria e arrivando ai giorni nostri ci accorgiamo che la società è un’entità in trasformazione continua. Questo accade perché gli “atomi” della società ossia le persone imparano, – imparano vivendo – crescono e trasformano i loro modi di fare di pensare e di agire. I cambiamenti sono legati alle possibilità, alle sfide che la vita offre. Così facendo la società si trasforma.
Pensiamo a quello che è accaduto negli ultimi 30 anni nel mondo della disabilità.
C’erano nette separazioni tra gli uni e gli altri e poi … si è arrivati all’inclusione scolastica, a servizi specifici dedicati, molti dei quali nati in seguito ad un forte impegno di molte famiglie di ragazzi fragili.
Si è arrivati, nel 1992 ad una legge quadro dedicata alle persone fragili.
Nel 1999 alla legge sul collocamento lavorativo.
Nel 2009 la ratifica dell’Italia alla convenzione Onu (2006) sui diritti delle persone con disabilità.
Nel 2016 la legge 112.
Anche a livello terminologico vi sono stati cambiamenti e trasformazioni.
Si parlava di handicappati, poi di disabili, poi di persone con disabilità oggi di fragilità.
Tutte queste trasformazioni non sono nate a caso. Sono frutto di un lavoro, un impegno certosino, a volte poco visibile, di tante persone: tutti coloro che a vario titolo si occupano di fragilità. Famiglie, operatori, giuristi, tecnici, politici… Le normative non nascono a caso. Spesso rappresentano un punto fermo, uno “Stop and Start” riassuntivo di tutto ciò che c’è stato prima e di ciò che si potrà sviluppare dopo.
Ecco perché ho parlato di Opportunità rispetto alla legge 112.
Tutti noi, famiglie, operatori, ci troviamo a questo punto. Vogliamo fare il salto? Vogliamo spiccare il volo?
Non è un volo di Icaro. Si vola con l’attenzione di non bruciarsi le ali.
La domanda è come? Lavorando insieme.
L’opportunità dei nostri giorni, l’opportunità a cui ci richiama la legge 112, è ricordarsi, come dice una poesia “che nessun uomo è un’isola”.
Da soli non è possibile raggiungere l’obiettivo soprattutto se questo è un progetto di vita per un figlio o fratello fragile.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte. La famiglia è chiamata ad una grande fatica, una fatica che riguarda ogni genitore: dare ai propri figli le radici e le ali. E’ una frase che mi ha ripetuto spesso una mamma con cui ho lavorato anni fa. Prima delle legge 112.
Oggi abbiamo, sia operatori che famiglie, uno strumento in più: una norma giuridica, sicuramente migliorabile, ma c’è.
Partiamo da lì o meglio ripartiamo da lì, perché tanto è stato fatto in passato.
Famiglie ed imprese sociali, cooperative, sono i due attori che racchiudono in sé un potere creativo: possono permettere alle cose di accadere. Così sono nate le prime case dove persone con fragilità hanno iniziato a vivere, senza mamma e papà ma con operatori che hanno condiviso con loro un pezzo di strada.
L’esperienza, maturata, anche grazie al lavoro quotidiano con le famiglie, ci ha permesso di evidenziare alcuni passaggi cruciali:
- Conoscere e ascoltare le persone con fragilità.
- Incontrare le famiglie, o gli Ads, e lavorare con loro costruire un processo di fiducia reciproca. Accade che le famiglie, affidandosi, vedono un figlio che non avevano immaginato per es. che fa la spesa da solo o va a ballare con gli amici,… vive una vita che con mamma e papà non vivrebbe…la fiducia reciproca aiuta a superare la parola “mai”
- Essere capaci di gestire l’aspetto economico: dare sostenibilità nel tempo… la casa va costruita sulla roccia non sulla sabbia…
- Sapere dire no. E’ la responsabilità e la serietà di chi riconosce la fragilità…non di persona ma di un progetto … Si vola ricordando la storia di Icaro… quindi si riprogetta, ci si pone altri obiettivi di lavoro con la persona, con la famiglia, un nuovo orizzonte temporale…
- Ascoltare la voce dei tecnici: il prezioso lavoro pedagogico di tanti operatori che rendono vivi gli spazi dedicati a persone con disabilità. Tutti gli operatori – sia dei servizi diurni che delle case – perché, come la legge ci ricorda, bisogna tenere conto e collegate tutte la fasi della vita della persona.
- Avere un rapporto diretto con le istituzioni perché il loro contributo è contributo è fondamentale.
Viviamo e lavoriamo in contesti territoriali ricchi di storie di cooperazione.
Alla famiglie, alle persone fragili l’opportunità di scegliere, di conoscere, di fidarsi e affidarsi alla Cooperazione Sociale, un punto di riferimento importante e fondamentale per la realizzazione e la tenuta dei progetti.
La legge è uno strumento. Il punto di partenza, facendo tesoro di ciò che è stato e immaginando altro, per creare nuove situazioni di vita. La via che ci offre la legge è molto chiara: la collaborazione tra le persone fragili, le famiglie, istituzioni, i tecnici, le imprese sociali.
E’ una sfida da raccogliere.
Amo molto una frase del padre della fisica, Albert Einstein: tutti sanno che una cosa è impossibile. Poi arriva uno che non lo sa e la fa.
23.02.18 Monica Villa – Assistente Sociale di Cascina Biblioteca